Comune: Casal di Principe (CE)
Paese: Italia
Committente: First Social Life
- 15. Mostra internazionale di Architettura_Venezia 2016. Padiglione Italia " Taking Care" Progettare per il bene comune.
- Premio Inarch Campania: Menzione per Intervento di riqualificazione edilizia
- Menzione speciale per giovane talento dell'architettura italiana 2016, Venezia sala delle Colonne, Ca Giustinian
Gli Uffizi a Casal di Principe | Spazio Culturale Restart R_Rinascita
Un progetto di Restart Up sociale Casal di Principe - Italia. Sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana. "La luce vince l'ombra - gli Uffizi a Casal di Principe" Casa don Giuseppe Diana 21 giugno - 21 ottobre 2015 Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Galleria degli Uffizi Soprintendenza Speciale per il patrimonio Storico, Artistico, Etnoantropologico e per il polo Museale di Napoli e della Reggia di Caserta Fiba Social Life +CUORE.
Essere Architetti in terra di Gomorra
L’architettura ha sempre rivolto il suo sguardo alla volontà e alle esigenze dell’uomo di vivere lo spazio a lui dedicato. Attraverso di essa l’essere umano ha esplicitato la propria contemporaneità e la propria appartenenza ad un dato periodo storico. Non è un eccezione l’architettura sorta, dagli ultimi decenni ad oggi, nei territori di gomorra. Essa, infatti, diventa il vertice più alto di espressione di una grandissima vanità, di uno sfrenato ed irrefrenabile gusto per l’eccesso, di una falsità che ribalta i valori della bellezza e della decenza. Una falsità che si manifesta in tutti gli elementi che le appartengono e che si riflette nell’ignorante immaginario collettivo che esalta una fantomatica “estetica” soggettiva, che non è mai appartenuta all’architettura e alla civiltà. I falsi valori messi in gioco sono quelli della megalomania dei finti fregi in stucco, delle finte colonne in polistirolo, dei finti “stili” architettonici riproposti in maniere caotica ed inaccettabile, degli sfarzosi rivestimenti in marmo e della pesantezza di un eccesso che amalgama i distorti pensieri e le fasulle visioni contemporanee. Le terre di gomorra sono sì il luogo che ha dato vita a tutto ciò, ma sono soprattutto, i territori nativi di un’eccezionale maestranza, in grado di costruire, nel tempo, le bellissime corti dei centri storici (fulcro dell’aggregazione sociale e lavorativa) e le case rurali sparse nelle ampie aree agricole, che dominano il paesaggio di questi luoghi. Architetture costruite con il tufo estratto in loco dalle viscere della terra, quasi a sottolinearne la profonda appartenenza; nate come delle appendici alla pietra del sottosuolo ed inserite in un territorio dove i tracciati dei campi e delle viti maritate ai pioppi, hanno disegnato per anni gli straordinari paesaggi agricoli. È in questo contesto che si riconosce la vera bellezza, che fa “luce” sugli elementi della tradizione, rapportandosi ad essi non in senso nostalgico, ma cercando di estrarne i valori reali che nel tempo hanno caratterizzato questi luoghi e che hanno contribuito alla nascita di straordinarie realtà ed eccellenze, riconosciute, come marchio, in tutto il mondo. Tutto ciò fa da fondamenta al progetto del nuovo museo RESTART. La residenza sequestrata alla camorra fu costruita con quegli elementi architettonici (prima elencati) nati come conseguenza ai falsi valori e ai falsi canoni di bellezza fortemente abusati. Il tentativo progettuale, è stato quello di ricoprire l’intera struttura della casa con un elemento legato profondamente, da secoli, al territorio; nel caso specifico, una coltura del passato, che ha scandito il ritmo del lavoro delle generazioni precedenti: la CANAPA. Questa nuova pelle donata all’edificio si sovrappone in maniera prepotente e decisa al vecchio involucro che resta indietro, integro, distaccato, lontano ma presente.
La rete rossa di cantiere sostituisce momentaneamente la parete ventilata in fibra di canapa prevista nel progetto preliminare. Essa, come in un’istallazione, avvolge l’intero edificio assumendo una duplice funzione sia materiale che simbolica. Materiale in quanto si stacca dalla villa mantenendosi a debita distanza da ciò che c’era prima, ma allo stesso tempo crea la giusta introspezione affinché il vecchio possa essere visto per non dimenticare e mai più imitare. Simbolica perché la sua natura di delimitazione dei cantieri, indica il tanto lavoro che ancora c’è da fare; il costante e perpetuo “work-in-progress” che alimenta le coscienze di un popolo desideroso di rivalsa.
COLLABS
RS ARCHITETTURA DIANARCHITECTURE
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